“Ho perso il lavoro. Mi sento inadeguato, inutile ed allo stesso tempo sfiduciato verso le altre aziende!”

La perdita di un lavoro, improvvisa o annunciata, è quasi sempre accompagnata da sentimenti di rabbia e rancore per il torto subito, ma anche dalla perdita di fiducia verso se stessi e verso le altre aziende.

Il lavoro ricopre per noi un ruolo importante, inevitabilmente e per cultura contribuisce a definire l’immagine che abbiamo di noi stessi, della nostra identità (utilità) sociale.

Per questo, prima di avviare una nuova ricerca, è fondamentale DARSI TEMPO.

Per elaborare la chiusura del rapporto. Diversamente, i sentimenti provati rischiano di emergere in fase di colloquio.

Per gestire la sensazione di perdita di valore. È importante prendere consapevolezza che noi siamo molto di più del nostro lavoro, che possediamo competenze e un valore che vanno oltre il ruolo ricoperto o l’azienda per cui abbiamo lavorato.

Per cambiare prospettiva. Ogni momento di crisi può essere un’opportunità di crescita, di sviluppo personale e professionale. Può essere un’occasione di rivalsa, per ambire ad un ruolo superiore o differente.

E’ veramente sempre un problema di competenze?

“Vorrei svolgere questo ruolo, ma non ho le competenze.. ”. Ma è veramente sempre un problema di competenze?

Se per raggiungere l’obiettivo professionale è necessario acquisire ulteriori competenze, un percorso formativo/Master può aiutare a colmare le lacune.

Ma è sempre così?

A volte le persone mi dicono di non sentirsi pronte per il ruolo a cui ambiscono e che la soluzione potrebbe essere un Master; quando vado a vedere il CV, in realtà, noto che hanno già frequentato uno o più Master sulla tematica e/o hanno svolto ruoli similari in passato.

A volte il problema non sono le competenze, ma l’AUTOSTIMA.

Alcune esperienze professionali possono incidere negativamente sull’immagine che abbiamo di noi stessi, del nostro valore professionale.

Analizzare le competenze che già possiedi e i risultati professionali raggiunti è uno step preliminare fondamentale per acquisire consapevolezza del valore reale, per capire quanto il tuo attuale punto di partenza (chi sei) sia in linea – o si discosti – da ciò che vuoi diventare (chi vuoi essere).

Potresti scoprire che, in realtà, già possiedi i requisiti necessari per raggiungere il tuo obiettivo professionale e devi soltanto lavorare su di TE e sulla tua presentazione.

Fare domande a fine colloquio?

[Fine colloquio] Recruiter: “Ha delle domande?”
Tu cosa rispondi? OVVIAMENTE un “SI!!!” convinto!

In un post recente, ho paragonato la ricerca di un lavoro all’amore: “prima di trovare l’azienda giusta per te, dovrai scontrarti con tante realtà non in linea con ciò che stai cercando”.

Immagina il colloquio come un primo appuntamento, un’occasione per conoscersi, per capire in poco tempo se la persona che hai davanti (l’azienda) potrebbe essere la persona giusta e se vale la pena frequentarsi. Dico “potrebbe” perché la vostra scelta si basa su un’impressione, la certezza l’avrete (entrambi) soltanto conoscendovi meglio, ma deve esserci un interesse iniziale.

Fare domande ti servirà per un duplice scopo:

1) le domande ti servono per capire e decidere, nel poco tempo che hai a disposizione, se il contesto aziendale (o la posizione) fa al caso tuo; sapere in partenza quali caratteristiche stai cercando è fondamentale per una valutazione, ti permetterà di fare domande mirate e sfruttare al meglio il poco tempo del colloquio;

2) le domande dimostrano interesse: se ad un primo appuntamento, dopo che tu hai fatto domande e raccontato un pò di te, alla tua richiesta “vuoi domandarmi qualcosa per conoscermi meglio?” l’altro/a rispondesse “No, No”…
Come immagineresti il finale?

Il treno passa davvero una sola volta?

Siamo cresciuti con la convinzione che “ogni lasciata è persa”, che “il treno passa una sola volta nella vita” e spesso viviamo anche le nostre scelte lavorative (o non scelte) con rimorso, perché – con il senno di poi – abbiamo perso la nostra occasione professionale.
Ci troviamo così a svolgere un lavoro che non ci soddisfa, ci accontentiamo del contesto in cui ci troviamo sebbene non abbiamo prospettive di realizzazione; abbiamo messo da parte quel progetto professionale a cui tenevamo tanto, lo vediamo ormai lontano, non recuperabile, perchè “il treno è passato”.

Ma è davvero così?

La buona notizia è che abbiamo sempre il potere di scendere da un treno e salire su un altro, che per ogni treno che si ferma un altro sta arrivando, pronto ad accoglierci con il nostro bagaglio personale e professionale.
Se in alcuni momenti della nostra vita non siamo saliti su un treno, perché non ci sentivamo pronti o non eravamo nelle condizioni di poter salire, non ha importanza, non era il momento giusto.


Ciò che conta è cosa decidiamo di fare.. ORA.

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